Agrigento come Napoli. Con un vantaggio: non servono grandi infrastrutture, interventi poderosi. Sarebbe bastato trovare il modo di saldare i debiti con i netturbini, che già da mesi hanno sollevato il problema: era necessario arrivare all’emergenza?
Sarebbe bastato che i Comuni non avessero aspettato maggio per approvare i bilanci e che gli uffici avessero lavorato speditamente.
L’assurdo, giustamente ad Agrigento, è che ci si ricordi di difendere la vocazione turistica quando c’è da andare in tv, scrivere sui giornali, fare interviste, inveire contro un qualcuno ignoto.
Nessuno tuona a viso aperto quando il politicamente corretto non regge più. Quando c’è da difendere il diritto al salario ed il diritto di sciopero, ma contemporaneamente si deve pretendere di non mandare al macero quel che rimane delle attività turistiche locali, e soprattutto tutelare la dignità dei cittadini e l’immagine della Città.
Facile inveire contro “i politici”, in generale e senza nome. Più difficile andare a disturbare il politico vicino di casa per ricordargli il proprio dovere, disturbarlo per difendere gli interessi della collettività.
Impossibile poi, per i paladini della vocazione turistica, proporre soluzioni concrete. Più semplice alzare barricate contro tutto.