La crisi economica ancora non è superata che già si vedono le ripercussioni negative dal punto di vista dell’occupazione soprattutto in un territorio già in difficoltà dal punto di vista lavorativo come quello siciliano. E così molti si chiedono come le banche, quei soggetti che a livello internazionale abbiamo visto essere state additate responsabili del crollo mondiale dell’economia, reagiranno dopo il passaggio di questo tsunami finanziario.
A tal proposito abbiamo ascoltato ai nostri microfoni Michele Costanzo direttore generale della Banca Popolare Sant’Angelo, uno degli organismi di credito più radicati sul territorio siciliano e che continua a mantenere una forte vocazione localistica.
Direttore, qual è la situazione economica in Provincia di Agrigento? C’è la crisi?
Credo che la crisi ci sia e non si possa nascondere. E’ partita da un fatto che era più di paura e di sfiducia nei confronti del sistema con una grossa componente emotiva e poi nel corso del tempo invece stiamo osservando la ripercussione degli effetti reali. Questo perché in un contesto in cui si innesca un elemento di sfiducia si causa il blocco di un meccanismo che dovrebbe essere virtuoso, per cui i consumi si restringono e questo significa che le imprese producono meno ed a loro volta possono avere delle difficoltà con i propri dipendenti.
Quando si parla di quando finirà questa crisi molti sostengono che già dal 2010 ci sarà una ripresa mentre allo stesso momento ci sono voci autorevoli che sostengono che gli effetti sulla disoccupazione si cominceranno a vedere proprio adesso. Quindi è come se si riverberasse in un momento successivo quello che, come sappiamo, ha avuto inizio tempo fa.
Anche il nostro territorio naturalmente ne risente perché, in generale, se i territori sono a maggiore fragilità del tessuto economico hanno un ripercussione maggiore. Tuttavia abbiamo visto che la reazione proprio del tessuto economico provinciale è stata abbastanza adeguata, nel senso che, ad esempio, alcune imprese hanno rinviato dei progetti che avevano in cantiere ed altre stanno facendo di tutto per rendere efficiente la propria struttura in modo tale da poter superare questo momento per poi riprendere la normalità gestionale.
La nostra realtà locale è formate in maggioranza da piccole e medie imprese, quali servizi vengono chiesti da queste in un periodo difficile come l’ultimo anno?
Per quanto ci riguarda la Banca Popolare Sant’Angelo si è già attrezzata da tempo ed anche nel nostro piano aziendale abbiamo dedicato una certa attenzione allo sviluppo delle imprese predisponendo un’unità specifica che si occupa solo di consulenza alle imprese che ha sede a Palermo.
Nello specifico le piccole e medie imprese hanno due necessità: la prima è il credito con servizi accessori per la gestione corrente, poi ci sono i crediti a medio-lungo termine che servono per dei programmi strutturali di sviluppo delle imprese. E’ chiaro che in tutto questo ha molto importanza il costo del credito, per cui in determinate realtà si accede a crediti che possono contenere al loro interno determinate agevolazioni, anche se in realtà le forme agevolative sono sempre molto meno.
Per il resto chiedono una consulenza, di essere supportate da parte della banca per riuscire a comprendere meglio se le azioni e le idee trovano un adeguato consenso da parte di chi deve vedere una validità del progetto dal punto di vista del finanziamento.
L’obiettivo della Banca Sant’Angelo è quindi quello di essere particolarmente vicina alle imprese, e lo siamo con particolari convenzioni che abbiamo attivato, come ad esempio i consorzi Fidi.
Tenendo conto de mutamenti intervenuti nello scenario creditizio regionale, quale è il valore aggiuntivo di una banca fortemente radicata sul territorio come la Banca Sant’Angelo rispetto alle grandi strutture extra regionali?
Il primo valore aggiunto è che la vocazione localistica della nostra banca ha realmente a cuore la crescita del territorio, perché la sopravvivenza dell’azienda di credito stessa è in stretta correlazione con il buono stato di salute del territorio. La Banca Sant’Angelo ha avuto un andamento per certi versi in controtendenza perché mentre le banche regionali tendevano a scomparire noi, con un progetto di scissione che ha lasciato fuori dal nostro ambito operativo alcune filiali collocate in territori dove non avevamo forza, ci siamo ristretti in un territorio dove sostanzialmente eravamo molto forti. La scelta a distanza di anni si è rilevata vincente perché la banca è cresciuta molto.
Di fatto le realtà veramente siciliane sono la Banca Popolare Sant’Angelo e la Banca Agricola Popolare di Ragusa per il resto pur mantenendo qualche insegna che richiama il territorio di fatto i centri decisionali sono lontani e credo che sia difficile vivere la realtà di una regione quando non si vivono i problemi.
Credo, quindi, che il nostro punto di maggiore forza è quello di conoscere il tessuto imprenditoriale nella sua effettiva realtà al di là di numeri che si possono leggere da un bilancio o dai documenti ufficiali. Certe volte è fondamentale per lo sviluppo di progetti di alcune imprese implementare decisioni corte e veloci e la struttura organizzativa per dare risposte rapide riteniamo sia fondamentale.
In questi mesi è stato realizzato un aumento di capitale Banca Popolare Sant’Angelo? Ci può spiegare meglio perché è stata realizzata quest’operazione?
La Banca Sant’Angelo ha sempre avuto dei requisiti patrimoniali molto robusti ed è sempre stata in perfetto allineamento con i requisiti di vigilanza che le autorità impongono. Siamo anche una banca che per fortuna ha una grossa liquidità e siamo caratterizzati anche dall’assenza di indebitamento interbancario nel senso che noi non ci siamo indebitati con altre banche.
Recentemente ci sono state delle disposizioni dell’autorità di vigilanza che hanno imposto alle banche di avere un certo indice patrimoniale in relazione a dei rischi che la banca può correre.
La linea della BPSA è sempre stata piuttosto strutturata e prudenziale tant’è che anche quando ci sono stati i fatti della crisi internazionale ne abbiamo risentito in misura pressoché influente.
Quindi l’operazione di aumento di capitale nasce per fare in modo che la crescita prevista dal piano industriale della banca 2009-2011 sia anche adeguatamente supportata da un aumento di patrimonio. Questo perché la crescita potrebbe esserci ma diventa più adeguata e strutturata se alla crescita dei numeri della banca si contrappone un patrimonio adeguato. Perciò stanzialmente l’idea che è stata largamente condivisa dai nostri azionisti è quella di aumentare il capitale e con questo capitale integrativo fare degli investimenti nel territorio e per il territorio
Attenzione al territorio ed alla ricerca, qual’ è il ruolo sociale-culturale della Banca Sant’Angelo?
E’ chiaro che come banca a vocazione localistica dobbiamo andare al di là di quelli che sono gli obiettivi tradizionali di una banca e quindi i nostri obiettivi non sono solo quelli di sostenere economicamente e finanziariamente le piccole e medie imprese, le famiglie ed i consumatori ma ci poniamo anche l’obiettivo di dare il nostro contributo a tutto quello che rappresenta crescita sociale e culturale del territorio. Per fare questo, tra le tante altre cose, tramite la Fondazione Curella svolgiamo un ruolo che ci viene unanimemente riconosciuto come una grande opera per il supporto allo sviluppo del mezzogiorno, con diversi studi economici molto approfonditi. Proprio alcuni giorni fa siamo stati a Roma per ritirare a Palazzo Giustiniani una targa del Presidente della Repubblica che riconosce nella Fondazione Curella una delle più importanti fondazioni di ricerca economica che esistono a livello nazionale.
Direttore, quali sono gli obiettivi per il futuro della Banca Sant’Angelo?
Per i prossimi anni continuiamo a credere nella crescita della banca che si estrinsecherà con una maggiore vicinanza alle imprese, con un maggiore assortimento di prodotti per le famiglie ed i privati soprattutto nella parte del risparmio e con una innovazione dal punto di vista dei canali telematici. Inoltre pensiamo di razionalizzare ed aumentare la nostra rete di sportelli nel territorio siciliano.
di Giuseppe La Rocca – perlacitta.it