Rifondare la politica è l’impegno che il Card. Angelo Bagnasco, Presidente della CEI, chiede agli italiani nella prolusione di apertura dell’Assemblea dei vescovi riunita ad Assisi.
Un impegno chiesto non ai politici italiani, ma a tutti. Il parallelismo con quanto successe nel dopoguerra esplicita chiaramente che dalla crisi culturale, dalla crisi antropologica, consegue anche uno smarrimento del senso dello Stato come impegno comune per un fine.
In altri termini, potremmo dire che bisogna rifondare la politica, rimettere cioè a fuoco che cosa vuol dire stare insieme, lavorare insieme per essere che cosa. Non è un esercizio astratto, ma la premessa di ogni urgente dover fare. Premessa che – nell’Italia del dopoguerra – era chiara per tutti, anche per quanti forse non sapevano dirla a parole, ma la sentivano col cuore. Pensare che ora siamo in mezzo ad un groviglio da risolvere solo con capacità e determinazione, sarebbe vero ma incompleto, riduttivo.
Lo Stato esiste perché le persone si associano per un fine comune. La perdita dell’orizzonte comune esige una risposta che possa rimettere sul giusto binario la società disposta a camminare insieme.
Non siamo la somma di 60 milioni di individualità, ma un popolo che deve riscoprire le ragioni dell’unità perché possiamo insieme raggiungere l’obbiettivo comune.
È chiaramente un discorso che mal si concilia con le campagne elettorali che parlano alla pancia o ai provvedimenti per il portafogli. È uno sforzo da compiere insieme, imparando a distinguere il bene dal male e a discernere le necessità dei fratelli.