La Corte Costituzionale ha dichiarato incostituzionale l’inciso dell’articolo dello Statuto autonomistico della Regione Siciliana che consentiva al Commissario dello Stato di impugnare dinanzi la Consulta le leggi approvate dall’Assemblea Regionale Siciliana, prima della loro pubblicazione in GURS.
La natura pattizia dello Statuto, che è bene ricordare essere antecedente di due anni la Carta Costituzionale, dovrebbe far riflettere su questa seconda menomazione avvenuta non per via democratica ma per via giurisprudenziale, dopo la prima che aveva cassato l’Alta Corte, attribuendone le funzioni alla stessa Consulta ma lasciando in vita il Commissario dello Stato.
Io credo che questa seconda sentenza sia naturale evoluzione della prima, che in effetti aveva lasciato una disparità nei rapporti paritari tra Stato e Regione nel caso specifico della Sicilia. Ma essendo la Sicilia una regione a statuto speciale non mi sembrava assurdo un trattamento differenziato, speciale appunto, rispetto alla disciplina di verifica delle leggi delle altre regioni ordinarie. Come si comporterà adesso l’Assemblea Regionale Siciliana?
In generale potrebbe essere il momento giusto per riaprire una fase di contrattazione per rivendicare che lo Statuto sia applicato in tutto, soprattutto in materia fiscale. Una nuova vita per lo Statuto autonomistico che, nonostante l’età, dimostra la lungimiranza dei politici siciliani del Dopoguerra.
Il legislatore regionale, inoltre, adesso dovrà essere più attento e puntare sulla qualità delle leggi, che adesso entreranno in vigore direttamente, salvo poi essere impugnate.